sabato 28 settembre 2013

Lo Stato

Lo Stato assoluto

Nei secoli XII-XV il potere del sovrano non era illimitato. Esisteva un ideale contratto tra gli ordini e il re: i primi accettavano di sottomettersi all'autorità regia e questa si faceva garante dei loro privilegi, e ne garantiva il rispetto. Il re non poteva governare senza il consenso dei sudditi. Dopo la guerra dei trent'anni (1618-1648) si affermò invece la monarchia assoluta, tipica dell'antico regime. Il sovrano rifiutò il semplice ruolo di garante dei diritti dei ceti e pretese di non essere più subordinato alla legge, ma di crearla lui stesso. I sudditi, a fronte di ciò, non avevano alcun diritto ma solo doveri.

L'assolutismo come progetto

L'assolutismo di antico regime non poté realizzarsi concretamente come un potere totale: mancavano le tecnologie che avrebbero garantito al sovrano un efficace e completo controllo sul territorio e sulla società. L'assolutismo fu quindi più un progetto teorico che non un fatto reale. Va ricordato inoltre che la tradizione era un valore imprescindibile, e che si preferiva dunque far convivere il nuovo con il vecchio piuttosto che abolire definitivamente, un mosaico di entità diverse, in cui il potere centrale risultava inefficiente e privo di effettivo controllo. 

L'alleanza tra trono e altare

Ai tempi delle Riforma protestante e delle guerre di religione le Chiese si erano appoggiate al potere temporale per tutelare la propria autorità. Contemporaneamente il sovrano aveva assunto il controllo delle gerarchie ecclesiastiche, ritenute uno strumento indispensabile di governo. Il re (sia cattolico che protestante) si presentava come protettore della vera fede, e il popolo riteneva il suo potere di origine divina.
L'identificazione Chiesa-Stato costituiva la radice dell'intolleranza. Per di più, si pensava che la libertà di fede avrebbe portato all'ingovernabilità, in quanto un suddito di diverso credo avrebbe rifiutato l'autorità regia.


La concezione dello Stato

Lo Stato era concepito come proprietà del sovrano, perciò il re poteva disporne come qualsiasi altro bene e alla sua morte era trasmesso in eredità. La Rivoluzione francese contrasterà questa concezione patrimoniale e dinastica, affermando che la sovranità deriva dal basso, cioè dall'insieme di individui che formano la Nazione, e non dall'alto, cioè da Dio.

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