giovedì 26 settembre 2013

L'assolutismo in Russia e Prussia

La Russia e Pietro il Grande

La Russia era rimasta  isolata dai grandi cambiamenti sociali e culturali dell'Europa occidentale. 
Lo zar Pietro I il Grande, al potere dal 1689, cercò di occidentalizzarla: voleva edificare uno Stato assoluto, sottomettendo la nobiltà e tutte le istituzioni che, come la Chiesa ortodossa, si opponevano alle riforme. Pietro riuscì ad avviare la modernizzazione della Russia che restò tuttavia un paese economicamente e socialmente arretrato.

La Prussia e Federico Guglielmo

La Prussia, un regno affermatosi nel corso del Seicento, era frammentata e arretrata. Federico Guglielmo I (1713-1740) la rinnovò, portandola tra le grandi potenze europee. Alla fine del suo regno, la Prussia poteva disporre di un'esercito guidato da un corpo di ufficiali preparati e fedeli. Alla sua morte, lasciò al figlio Federico II (1740-1786) uno Stato pronto a espandersi e a inserirsi  a pieno titolo nelle contese delle grandi potenze europee. 

Gli aspetti comuni

Lo sviluppo di Russia e Prussia tra Sei e Settecento presenta alcuni aspetti comuni:
i sovrani riformarono lo Stato puntando all’assolutismo anche a traverso la creazione di una burocrazia statale stabile. L’apparato militare ebbe grande rilevanza: in Prussia l’esercito costituì la base della espansione del paese;
dal punto di vista sociale si cercò di sottoporre la nobiltà alla Corona, inserendola nei ranghi dell’amministrazione statale. In Russia fu forte la spinta verso l’occidentalizzazione negli usi e della cultura.


Tuttavia, in entrambi i casi, le riforme vennero imposte dall’alto a una società contadina, in cui dominava il latifondo e mancava la borghesia imprenditoriale e produttiva.

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